Non solo ho un’attività onirica ricca e variegata, ma al risveglio ricordo alcuni sogni con una nitidezza impressionante.
Quello che ho fatto stamane mi ha lasciato in bocca un sapore così dolce da avermi commossa.
Ho sognato che sulla pancia, lato sinistro in basso, avevo un tatuaggio: un bambino con una nuvola sopra la testa e un enorme peluche di Winnie The Pooh al suo fianco.
Non saprei darne un’interpretazione psicologica ma quel che ho sentito è che in me vi è un fanciullo che implora coccole, attenzioni e leggerezza. È la spiegazione che mi è arrivata subito, intuitivamente. Ed anche la più aderente alla mia situazione del momento. A pensarci bene, il peluche era legato alla mano del bambino, tramite un filo, e sospeso per aria come nel celebre dipinto di Chagall “La Passeggiata” del 1917-1918.

Farò di tutto per ascoltare il messaggio che, a mio parere, è contenuto nel sogno. Essere leggera mi risulta ultimamente piuttosto arduo. Non so perché, et pourtant è una caratteristica che mi appartiene. Credo che a bloccarmi, a volte, sia un potente e non totalmente disattivato meccanismo di autosabotaggio. Io lo chiamo il gene autodistruttivo.
C’è una cosa che mi dispiace e che non ho avuto il coraggio di dire a coloro che sminuiscono la potenza dei miei sogni, ovvero che quando racconto queste cose, per quanto strana e fuori di testa io possa apparire, lo faccio condividendo una parte di me e il fatto che parta una scherzosa presa in giro un po’ mi ferisce. So che non vi è assolutamente nessun intento denigratorio, ma solo e semplicemente una certa diffidenza rispetto a certi aspetti, o comunque distanza, o anche solo pura e semplice voglia di scherzare, e non dovrei prendermela, ma un po’ mi fa sentire a disagio. Come dice una mia cara amica, ogni incontro è una preziosa occasione evolutiva. Dovrò imparare a essere un po’ meno suscettibile, forse il termine più adatto è permalosa, a farmi toccare meno dal giudizio altrui e a prendere di più le cose alla leggera (e torniamo al messaggio del sogno).
Tornando all’associazione sogno/quadro, non è la prima volta che accade. Credo che sia la mia incontenibile passione per l’arte ad accendersi anche di notte! Tempo fa ho sognato una giovane donna dai lunghi e ricci capelli rossi, sdraiata al mio fianco. Giaceva morta in tutto il suo splendore. Evidente è l’associazione al quadro “Ophelia” di John Everett Millais, della Confraternita dei Preraffaelliti, visto in una delle più belle mostre degli ultimi anni al Palazzo Chiablese.

In questo caso, sinceramente, non sono riuscita a coglierne il significato o, comunque, non in modo esplicito. Ma quando è così non mi accanisco. Mi affido al mio inconscio e alla sua capacità di elaborazione. Per dirla tutta, morirei dalla voglia di saperne di più, ma mi impongo di lasciar fluire, per non cadere nella trappola di un’eccessiva analisi.
Ma torniamo al racconto della giornata.
La mattina prevedeva una temutissima visita dall’oculista. Temuta perché non ci andavo da anni, perché mi pareva di vederci malissimo, perché l’ultima dottoressa che mi aveva visitata (per dir così) mi aveva diagnosticato un principio di cataratta (ed io già mi vedevo distesa sul lettino o in sala operatoria, vittima di chissà quale barbara tortura!).
E invece…
Ho trovato un medico gentile, disponibile, competente e molto scrupoloso. Ne sono uscita con una pupilla grande come una biglia (esistono ancora?) e un po’ di confusione in testa per la quantità considerevole di input condensata in un breve tempo. Da quel che ho capito, non ho nulla di che, a parte un occhio secco come se vivessi nel deserto del Sahara e una serie di rischi potenziali legati al grado di miopia. Potenziali eh, ma già di per sé sufficienti a gettarmi nel panico più incontenibile. Scenari apocalittici si affacciano, in questo momento, alla mia mente iperattiva e fantasiosa. Mi ci vorrà un po’ di tempo ma poi mi dimenticherò e tornerò come prima, alla mia ordinaria vita da “occhialuta”.
Uscita dallo studio, mi sono recata in un luogo che definirei torteria o forse sala da tè. Si chiama Khami e si trova a San Mauro Torinese, ah ecco guardando sul sito ho scoperto che loro si definiscono tisaneria e torteria. Sono in grado di descriverla (e manifestare il mio apprezzamento) perché mi ci sono recata anche prima della visita (dopo, mi sono limitata a rimanere parcheggiata lì sino a che la mia pupilla non ha deciso di assumere nuovamente dimensioni umane).
Breve digressione: nell’osservare la mia pupilla allo specchio, mi è venuto in mente un altro quadro (oggi va così!), o meglio una pittrice che dipingeva soggetti con grandi occhi: Margaret Keane (ti dice qualcosa?).

Se non l’hai visto, ti consiglio il film che narra la sua storia: “Big Eyes” di Tim Burton.
Tornando alla torteria, è un luogo arredato in modo delizioso, con una buona offerta di dolce e salato, ma soprattutto con una varietà notevole di tè.
Io ho preso un tè rooibos al cacao. Fantastico! Ah bè sì, ho preso anche una focaccina con philadelphia, salmone e avocado…ma devo proprio dirti tutto?

E comunque ho scoperto, parlando con i titolari, ragazzi giovani, cordiali e volenterosi, che tutti noi “dilatati” finiamo parcheggiati lì. La cosa mi ha fatto sorridere. Una sorta di rifugio per persone con grandi occhi!
Il programma del pomeriggio di questa giornata di sole, per me accecante, prevedeva una passeggiata al Parco del Valentino, ma in realtà non ci sono mai arrivata perché ho fatto una deviazione da Ocularium, per farmi aggiustare le stanghette degli occhiali dal mitico Fulvio Brucato, un’istituzione qui a Torino, oltre che per la sua competenza in materia, per la sua vasta conoscenza del mondo e della vita.
Anche se, a dire il vero, non è Fulvio il motivo del mancato raggiungimento del parco, ma è Matteo. Matteo Todros, titolare dell’erboristeria Esli. Ho scoperto questo luogo incantevole un pomeriggio di dicembre, poco prima di Natale, faceva un gran freddo e ho deciso di entrare per prendere una tisana calda. Vi è infatti la possibilità di degustare sul posto, o di portare via, le stesse tisane che sono disponibili per l’acquisto. Sono stata accolta da questo ragazzo che da subito mi ha ispirato due parole: gentilezza e garbo.




La sua “casa” rispecchia nell’aspetto queste caratteristiche. È un luogo delicato e curato, la sua offerta è attenta e ricercata. Da subito mi sono sentita a mio agio con lui. Sono tornata altre volte, per prendere altre tisane o prodotti per il corpo. Ho conosciuto anche Marta, fanciulla sensibile e accogliente, che collabora con lui.
Oggi sono passata per prendere la mia tisana preferita, “Mirtilla” (forse inconsciamente ho cominciato a porre le basi per migliorare la mia vista!) e ho chiacchierato molto a lungo con Matteo. Ed è questo il motivo per cui è saltata la camminata al Valentino. Ma ne sono stata ben felice perché con lui ho trascorso un momento leggero, divertente e denso di contenuti. E, giuro, non avrei potuto chiedere di più.
Ma la chicca è arrivata quando sono giunta alla cassa. Nel momento in cui ho pagato con Satispay, ha visto il mio nome e ha detto: “ah, ti chiami Daniela, ma per me sei Farfallina!”. Mi hai poi chiesto l’origine del mio pseudonimo e tra una chiacchiera e l’altra mi ha detto: “magari un giorno creerò una tisana che chiamerò Farfallina Felina!”.
Mi sono commossa. Quanto è bello quando si incontrano persone così gentili e attente sul proprio percorso!
Con Amor,
FF
Brano consigliato: “Go gentle” di Robbie Williams.