segreto via guarigione

Un segreto

Ti svelo un segreto: il silenzio e il vuoto che tanto terrorizzano gli esseri umani sono, in realtà, la via per la guarigione.

Lo sospettavo da tempo, ma finché non ho avuto la lucidità e la determinazione per eliminare vecchie abitudini “chiassose”, assecondando intenzioni che da molto tempo giravano solo nella mia mente, anzi no, a volte uscivano anche dalla mia bocca, senza però trovare realizzazione, non potevo affermarlo con tutta la convinzione che, invece, mi permea in questo momento.

Eh sì, perché, come dico sempre, prima di affermare qualcosa bisogna sperimentarlo sulla propria pelle. Ho sempre, o comunque da un certo momento in poi, diffidato di coloro che professano senza aver vissuto, senza “essersi sporcati le mani”. Preferisco coloro che raccontano la loro esperienza diretta, che non hanno paura di mostrarsi vulnerabili e di narrare di tutte le volte che si sono sentiti smarriti, che sono sprofondati.

Come ha affermato, sapientemente, Kahlil Gibran: “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”. Non si scappa, tutti dobbiamo passare da lì.

Negli ultimi tempi, sono sprofondata nel vuoto più che mai. All’inizio, ho avuto la sensazione di cadere in un burrone e mi sono sentita completamente persa, ma poi ho provato una sensazione di beatitudine che ha richiamato alla mia memoria un verso della poesia “L’infinito” di Giacomo Leopardi, con il quale ho sempre sentito una forte affinità: “E il naufragar m’è dolce in questo mare”.

Parlando di infinito, apro un breve inciso, per raccontarti un fatto accaduto nei giorni scorsi e le emozioni che mi ha scatenato.

Recentemente, sono stata alla presentazione di un libro che, casualidad, si intitola “Infinito” (e chi l’avrebbe detto!). Il suo autore è Enrico Pellegrini.

Inizio con il dire che Enrico è un uomo arguto, sensibile, simpatico e gioviale. E giuro che non mi ha pagata!

Ho avuto l’occasione di scambiare qualche parola con lui dopo la presentazione del suo libro, evento al quale ho partecipato grazie all’amica Paola, conosciuta su Instagram.

Altra breve digressione (oggi mi piace così, stile matrioska, chissà dove finiremo!): la presentazione si è svolta presso Camera, fiore all’occhiello torinese per le mostre fotografiche (e non solo). La sala era gremita. L’atmosfera gradevole. La chiacchiera tra lui e i giornalisti interessante. Una delle poche volte in cui non ho sentito il bisogno impellente di fuggire. Eh sì, perché al cinema quando non mi piace un film dormo (anzi, confesso che nei periodi di forte insonnia è l’unico posto in cui riesco a dormire della grossa), mentre dagli eventi che non sono nelle mie corde fuggo, con una postura che fa intendere che stia semplicemente andando in bagno, quando in realtà i miei propositi sono di più ampio respiro!

Al di là delle sue parole che mi hanno fatto venir voglia di leggere il suo romanzo, sospendendo le altre letture (così ho fatto e l’ho divorato!), quel che mi è arrivata forte e chiara è la sua passione per la scrittura. Devi sapere che lui nella vita fa altro, è avvocato (e vive a New York), ma a me è arrivato in modo potente il desiderio della sua anima, da lui saggiamente assecondato, di esprimersi nel mondo della scrittura.

Questa frequenza mi ha molto stimolato e ha fatto riemergere in me il desiderio di focalizzarmi su ciò che è per me davvero importante, ovvero dare alla luce questa creatura e arrivare alle persone, nella speranza che la mia esperienza, umilmente raccontata, e aggiungerei in maniera autentica, possa far sentire in chi la leggerà qualcosa di suo personale, che risuona alla medesima vibrazione.

E qui torniamo al silenzio e al vuoto al quale accennavo all’inizio. Avete visto che coup de théâtre? Sono riuscita a riprendere il filo del discorso. Chi se lo aspettava!

Sono giunta in modo naturale a spogliarmi di tutto ciò che, ancora una volta, aveva occupato il mio spazio mentale ed emotivo, a liberarmi di tutto ciò che mi appesantiva e mi creava una fortissima ansia, ma soprattutto che mi offuscava talmente i sensi da impedirmi di procedere, bloccandomi per l’ennesima volta nelle sabbie mobili dei pensieri. Ho scoperto che se mi fermo e mi abbandono, mi lascio sprofondare, senza farmi travolgere dalla paura, e poi attuo quei cambiamenti che sento essere necessari in quel momento, l’ansia svanisce.

Ho scoperto che a intossicarmi è (oltre all’incessante rimuginare dei pensieri) una propensione a sviluppare dipendenza. Da cosa e verso chi? Da tutto quello che può scatenarla e verso chiunque abbia modalità comportamentali che agganciano le mie ferite emotive.

Mi viene in mente una bellissima preghiera all’Arcangelo Michele, che adoro non solo perché è lo stesso nome del mio amato papà, che è tornato alla Luce quando ero solo una fanciullina, ma anche perché è molto potente. Con la sua spada, infatti, taglia tutto ciò che di negativo ci tiene legati a cose e persone.

La preghiera, che ho trovato nel libro “Le preghiere degli Angeli” di Kyle Gray, recita così:

“Arcangelo Michele, ospite celeste, sono grato per la tua luce e la tua presenza. Accolgo la tua energia nella mia vita in questo momento. Abbandono tutte le paure di cui non ho più bisogno. Cedo tutta la resistenza, le preoccupazioni e i timori al cielo, certo di ricevere un solido sostegno. Grazie, Michele, per aver tagliato le funi che mi legavano a persone, luoghi e situazioni. La strada dinanzi a me è sgombra. Capisco di meritare la libertà e la accetto da questo istante in poi. Mi attendono solo cose belle e sono protetto dalla tua luce. Sono al sicuro. Così sia.”

Questo libro è sempre con me, mi è di conforto e mi protegge. Ormai ho imparato a memoria la preghiera all’Arcangelo Michele, che recito ogni volta che sento il bisogno di ricevere un aiuto per lasciar andare, ma, in ogni caso, avere questo prezioso supporto sempre vicino mi rammenta che non sono mai sola.

Una cosa interessante che ho scoperto leggendo questo libro riguarda l’importanza non solo di esprimere gratitudine nelle proprie preghiere, ma anche di farlo con riferimento a un desiderio o a una richiesta, come se si fossero già realizzati. Un approccio diverso dal solito modo di pregare, facendo l’elenco di ciò che vorremmo, come in una lettera a Babbo Natale.

In conclusione, credo che sia molto importante abbandonare abitudini, situazioni, rapporti che ci riempiono apparentemente ma che in realtà ci intossicano e ci fanno sentire ancor di più quel vuoto che tanto temiamo e che, invece, se viene visto nella sua essenza, rappresenta la vera occasione di rinascita. È quella notte che dobbiamo attraversare per vedere l’alba.

Questo è il messaggio che sento di lasciarti in questo periodo pasquale. Non avere paura di lasciar morire quelle parti di te, e ciò che ad esse è collegato, che non senti appartenerti più, perché la rinascita è assicurata, il nuovo ti attende.

Con Amor,
FF

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