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Un raggio di sole

La colazione è il mio pasto preferito. Non sempre le dedico l’attenzione e l’importanza che merita, vuoi perché mi sveglio spesso piuttosto assonnata e mi muovo come un automa, vuoi perché a volte sono pigra e mi muovo in una comfort zone di alimenti (per intenderci fette biscottate + marmellata e latte vegetale). Ma quando voglia e fantasia mi accompagnano, mi diletto in preparazioni e abbinamenti vari: porridge, pancake con sciroppo d’acero e/o frutta, uova strapazzate dolci, pane e marmellata, torte, yogurt con miele e frutta secca, latte con cereali, budini con semi di chia (ovviamente, non tutto insieme!).

Stamane, ho consumato la classica colazione da bar: brioche e cappuccino, ma comodamente seduta a casa. Definirla classica, in realtà, è riduttivo perché tutto in me è ricerca. E, quindi, anche il classico diventa straordinario. Da qualche anno, infatti, dedico attenzione a ciò che compro, alla qualità e agli ingredienti.

I croissant che hanno deliziato il mio palato (ebbene sì, parlo al plurale perché ne ho mangiati due!) sono della Pasticceria Fraccaro. Li ho scoperti l’altra sera da Eataly Torino Lingotto, dove mi sono recata per partecipare ad una competizione tra bartender per l’elezione del migliore. In realtà, l’evento appariva esaurito online, ma ho provato lo stesso ad andare per verificare se vi fossero ancora dei posti disponibili.

Purtroppo, era effettivamente impossibile accedervi ma non mi sono affatto scoraggiata e, dopo aver bevuto un ottimo calice di vino rosso siciliano, mi pare Etna Nerello Mascalese, aver ricevuto i complimenti per la scelta da parte di una gentile e sorridente cameriera siciliana (forse un po’ di parte), aver assaporato con voracità patate fritte davvero buone, aver riso e scherzato con i miei vicini di bancone (veramente, lei era un po’ gelosa e ad un certo punto ho dovuto rientrare nel mio!), ho fatto un giro nel supermercato e ho scovato questi croissant buonissimi. Periodo, inteso come frase, interminabile. Potete respirare!

Nel loro genere, ovvero confezionato, sono strabilianti. Stamane, li ho delicatamente scaldati sul tostapane, il profumo di burro si è spanso in tutta la casa. Ah, mon âme française

Il cappuccino che preparo a casa, invece, è il sublime risultato dell’operazione di montatura di un fantastico, maneggevole ed efficiente piccolo elettrodomestico della Lavazza, “Lavazza a modo mio”. Io l’ho acquistato all’Esselunga, che è il mio supermercato preferito, dove trovo sempre tutto ciò che cerco (e anche di più!).

Per tornare a questo portento, che loro definiscono “cappuccinatore”, fa una schiuma che sembra una nuvola (per rimanere in tema, dato che il loro nuovo quartier generale si chiama proprio così!). Hai presente quella che ti lascia i baffi?

Qui ci starebbe bene un “quando bevo il latte con quella schiuma, ritorno bambina”. E invece no, non ho nessun ricordo in tal senso, ma mi piace molto immaginare. È da sempre il mio sport preferito. Immaginare e sognare. E credo sia stato spesso la mia salvezza.

Ogni volta che mi preparo un cappuccino o anche solo un latte montato, penso all’amica Cristina che fa la stessa cosa in quel di Brescia con un vecchio montalatte che, a quanto pare, è imbattibile. È infatti accaduto che il mio attrezzo, nuovo di pacca, dopo poco tempo si sia inceppato, mentre il suo resista baldanzoso. Chapeau!

La mattina, con queste belle sensazioni nel corpo, accompagnate anche da un lieve mal di denti (avrò forse esagerato con i dolci e gli aperitivi ultimamente?), che per fortuna è rientrato, ma solo dopo avermi fatto sudare freddo, è passata facendo commissioni varie, tra cui esaudire il desiderio di mia madre di mangiare dei buoni arancini (o arancine?), anzi supplì, come li ha chiamati, correggendomi, la persona che mi ha risposto al telefono, quando ho chiamato per sapere se era possibile prenderli da asporto. Mia madre è una fan dei supplì (e chi sbaglierà più?) di Magno, in Via Andrea Doria 4. Io ho assaggiato solo la loro pizza e devo dire che è davvero notevole.

Nel pomeriggio volevo andare al cinema a vedere “La Ligne”, con Valeria Bruni Tedeschi, uno dei mattoni che piacciono a me, come li definirebbe mia sorella (in realtà, credo sia un film bello e potente), ma poi c’è stato un qualcosa che mi ha fatto cambiare idea (devo dire che mi accade molto spesso ultimamente) e ho deciso di restare in giro e di godermi questa bella giornata di sole.

Dopo essermi fatta dono di un magnifico completino intimo di Simone Pérèle, acquistato nel negozio Cantone, in Via Po 20, un vero punto di riferimento a Torino per la biancheria intima di buon gusto e qualità, assistita nella scelta da una persona competente ed effervescente, ho girato senza meta. Un altro dei miei sport preferiti.

Sono così giunta in Piazza Carlina, una delle mie favorite, completamente esposta al sole. Ho impiegato un attimo a scegliere la panchina su cui sedermi per proseguire la lettura di “Un amore” di Sara Mesa, di cui scriverò la prossima volta.

La scelta è ricaduta su una dove era seduta una splendida fanciulla con un cappotto giallo come un raggio di sole. Ho impiegato poco ad attaccare bottone, o forse potrei dire importunarla dato che stava pranzando. Ho scoperto che era argentina, che era venuta in Italia per questioni legate alla cittadinanza, che sarebbe ripartita l’indomani per la Nuova Zelanda. Ho scoperto che il vero raggio di sole era lei e che il suo cappotto ne era solo il riflesso.

Mi sono sentita nutrita, leggera e grata per questo incontro.

E poi è accaduta una cosa molto bella e particolare: mentre chiacchieravo con lei del blog e dei miei sogni, mi è arrivata la mail di Roxana, la professionista competente, ma ancor prima la donna forte, generosa, solare ed empatica, (anche lei argentina), che si occuperà, nei prossimi mesi, di costruire la “casa virtuale” in cui fare dimorare tutti questi contenuti.

Qué casualidad, ha detto la ragazza seduta al mio fianco…

Ma noi sappiamo bene, ormai, che le coincidenze non esistono!

Con Amor,
FF

Brano consigliato: “Here comes the sun” di… eh no, mi rifiuto di scriverlo!

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