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Un pomeriggio di primavera

La questione dei confini è cosa seria. Sono cresciuta senza avere un mio spazio fisico, e molto spesso nemmeno emotivo. Sempre più impegnata a cercare di essere accomodante e di portare equilibrio tra le parti in conflitto che a curarmi di me e di ciò che per me era importante. Questo, nel tempo, ha determinato la mia incapacità di dire no, di dire questo è mio e questo è tuo, di far sentire la mia esile voce.

Mi sono ritrovata un’adulta che subiva, che era incapace persino, a volte, di capire che alcune dinamiche non erano sane.

In un primo momento, mi sono chiusa totalmente. Non ho fatto entrare più nessuno. Ero un grumo di rabbia, rancore e diffidenza verso il prossimo.

Poi sono passata al lato opposto, ovvero a quello di aprirmi a tutti. Non mi proteggevo dalle emozioni e dai comportamenti altrui. Tutto mi arrivava dentro, con un’intensità e una ferocia che facevano davvero molto male.

E, onestamente, se dovessi fare un bilancio, non saprei dire quale dei due atteggiamenti mi provocasse più dolore.

Infatti, se da un lato chiudersi può sembrare la via meno dolorosa, dall’altro l’isolamento come unica via di sopravvivenza può portare a un disagio psicologico molto forte. Non siamo infatti nati per vivere isolati dagli altri. Il periodo del Covid l’ha dimostrato. Per quanto io non possa dire di aver vissuto male il periodo di confinamento, anzi tutt’altro, immaginare di vivere in quelle condizioni, per anni, perché relazionarsi con gli altri è impraticabile, non è accettabile.

D’altronde, aprirsi a tutti, diventare il tappetino su cui ognuno si pulisce le scarpe, permettere a chiunque di farci divenire il suo capro espiatorio, divenire il destinatario delle altrui emozioni negative, è massacrante, svilente, frustrante, disumano.

Ecco, io nella mia vita ho provato tutto questo. Ho sofferto così tanto che a volte non riesco a credere di aver affrontato e superato tanta fatica di vivere, ma ora so che dovevo attraversare quelle paludi umide e puzzolenti, quelle sabbie mobili bloccanti, per trovare la forza e il coraggio di essere fedele a me stessa e tirare fuori la mia voce forte e chiara.

Ora ho imparato, o forse sarebbe più opportuno dire sto imparando, a bilanciare tra apertura e chiusura, a sentire quando ho voglia di far entrare le persone nel mio mondo, e comunque alle mie condizioni, per quanto mi è possibile, e quando invece ho voglia di chiudermi nel mio guscio, con i miei libri e la mia musica, e lasciare tutto il mondo fuori.

Dire di no non è ancora cosa facile per me. Il timore di non essere approvata, di essere giudicata negativamente, di essere ritenuta “diversa”, “bizzarra”, “anomala”, e come questi mille altri modi con i quali sono stata definita, a volte ancora mi blocca, ma già solo il fatto che sia stata in grado di intercettare tali automatismi per me è una gran cosa. Il resto verrà con l’allenamento, anche se io a volta sono un po’ dura di comprendonio, nel senso che ci metto molto a imparare le lezioni, ma soprattutto ad andare oltre.

Ma veniamo alla mia giornata. Anzi, al mio soleggiato pomeriggio primaverile.

Da qualche tempo, ho preso l’abitudine di recarmi il sabato, verso ora di pranzo, o comunque nel primissimo pomeriggio, da Mara dei Boschi in Piazza Carlina, per godere della vista di una delle piazze che più amo e del sole che splende nel magnifico dehors di questo luogo del cuore.

Ecco a te alcune foto di questa piazza scattate. Magnifiche, a mio parere, le foto in abito da sera…

Mara dei Boschi è una delle migliori gelaterie di Torino. Il punto vendita di Piazza Carlina ha anche un angolo bar, in cui ho sentito dire che di recente servono, oltre a caffè, tè e matcha, in differenti versioni, vini naturali e birre artigianali.

Io mangio pochi dolci, quindi in genere, quando vado, consumo un matcha latte. La qualità del loro matcha è buona. Parlando con una responsabile, ho scoperto che lo acquistano da Camellia – Il tempo del tè o da Seta Sala da tè culturale, due posti deliziosi. E, in ogni caso, ho avuto il piacere di degustare anche il loro gelato, che è divino. Il nome Mara dei boschi nasce dalla fragolina “mara des bois”, una varietà di fragole dolcissima, il cui sapore si avvicina a quello delle fragoline di bosco. Se verrai a Torino d’estate, troverai questo gusto e dovrai assolutamente assaggiarlo.

Sono molto bravi anche nella produzione di cioccolatini e praline.

Insomma, un vero paradiso per i golosi. Per me, un’isola felice in cui trascorrere del tempo spensierato a leggere, sorseggiare tè matcha e prendere il sole.

Questa foto è splendida, non trovi? Altro che food photographer! Tra l’altro, se assaggerai il cioccolatino a forma di cuore, fai attenzione perché il ripieno è liquido. Io non lo sapevo e me lo sono sbrodolato addosso in un gesto che a qualcuno sarà parso erotico, a me invece ha fatto solo saltare i nervi!

Chiudo con una dovuta precisazione: sebbene di recente vada sempre in Piazza Carlina, per i motivi che ho descritto, il punto vendita al quale sono più legata è quello di Via Berthollet, vicino a Orso, perché lì ho conosciuto nel tempo due creature meravigliose: Irene e Anna, persone con le quali è nata poi un’amicizia. Per me, Mara dei Boschi non è solo un luogo, è anche e soprattutto la loro energia, è il rapporto che abbiamo creato.

Se un giorno verrai con me in uno dei miei luoghi del cuore, sarai accolto con gaudio perché il legame che ho con le persone è stato costruito nel tempo ed è fatto di belle vibrazioni.

Bene, anche per oggi è giunto il momento di salutarti. Ho una fastidiosa rinite dovuta all’inquinamento e alla siccità e sta cominciando ad irritarmi!

Con Amor,
FF

Brano consigliato: “Photograph” di Ed Sheeran. Direi che stasera, con questo reportage fotografico, non poteva essere diversamente!

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