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Tristezza

La tristezza, come la gioia, fa parte della vita. Che scoperta, dirai tu.

Per me, lo è stata. Sin da piccola, infatti, sono cresciuta con l’idea di dover essere forte e gioiosa, sempre e comunque. Dentro, magari, stavo morendo, ma la maschera che ho scelto di indossare era quella.

Eh sì, perchè ti do una buona (per alcuni sarà cattiva) notizia: siamo responsabili della nostra vita (e delle nostre scelte), anche quando pensiamo di non esserlo. E’ il primo passo verso la libertà questo: smettere di considerare gli altri colpevoli e assumerci la nostra responsabilità.

Non è sempre facile, anzi direi che è molto doloroso, ma è un percorso che, necessariamente, dobbiamo compiere, con i nostri modi e i nostri tempi, per arrivare a noi stessi.

Qualche giorno fa, c’è stato il funerale di mia zia. Zia Olga, ma da tutti chiamata Lina, diminutivo del suo secondo nome: Natalina. Olga Natalina Stella, per dirla tutta.

E’ stato un episodio che mi ha lasciata apparentemente indenne, ma poi nei giorni successivi è esplosa in me una tristezza fortissima. Ho provato a cercare conforto all’esterno, per lo più mi sono sentita dire “era vecchia” oppure “è andata a stare meglio”, ma io non volevo valutazioni su di lei, desideravo semplicemente qualcuno che provasse compassione per me e per il mio lutto e mi accarezzasse il cuore dolente. Inizialmente, non l’ho trovato e questo ha amplificato la mia tristezza.

La mia maschera di forte e gioiosa è stata attraversata da una bella crepa. E da quel momento ho iniziato a fare mia la consapevolezza che essere tristi è naturale, essere fragili lo è, che non devo necessariamente essere forte e sorridente per andare bene, che le cose non sono sempre perfette, che ci sono gli ostacoli, gli incidenti di percorso, ma la vita continua a scorrere e, dandosi i giusti tempi, il sereno torna.

Per me, abbandonarmi a questa tristezza, senza giudizio e senza forzarmi a scacciarla, ma soprattutto senza rimuginare su mille inutili pensieri che mi stritolano come i tentacoli di un polpo, è stata una meravigliosa conquista.

Mi sta molto aiutando in questi giorni riprendere in mano il libro “Donne che pensano troppo” di Susan Nolen-Hoeksema.

Libro davvero illuminante, che consiglio a chi, come me, partendo da un pensiero funzionale e prezioso, si perde nei labirinti di pensieri fuorvianti.

E’ proprio vero, comunque, che non smettiamo mai di scoprire chi siamo, se solo siamo aperti e disponibili a cogliere i segni.

Mi hanno fatto molto riflettere le parole di un giovane e illuminato prete, pronunciate nel giorno dell’ultimo saluto. Vertevano sul fatto che siamo per lo più un mistero per gli altri, spesso anche per noi stessi.

Ecco, credo che la Vita sia una meravigliosa occasione per fare Luce su questo mistero.

Con Amor,
FF

Brano consigliato: “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia.

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