Ieri è stata una giornata densa e vischiosa. Il caldo non è la mia condizione ideale, mette a dura prova il mio sistema nervoso, peraltro già ampiamente provato dalla vita.
Ma non mi sono persa d’animo. Non mi perdo d’animo mai e questa è la mia incredibile forza. Il mio superpotere. Credo sia riconducibile alla mia radice calabrese, con la quale ho faticato a trovare un equilibrio per via di un divario di mentalità che a tratti mi è parso incolmabile. Ma poi ho realizzato che non esistono il bene e il male distinti, esiste un unicum in cui luci e ombre si alternano e, a mano a mano, si integrano.
Appena ho avuto modo di godere del mio tempo, sono andata in centro con l’obiettivo di gustarmi un divino gelato da Mara dei Boschi. Non ho scattato foto a testimonianza, troppo caldo e troppa stanchezza ma condivido alcune immagini di repertorio (d’altronde, se lo fanno nei tiggì perchè non dovrei poterlo fare anche io?). Peraltro, tutte foto che non ritraggono gelati, dei quali non sono consumatrice abituale.







Prima di arrivare all’agognato gelato, mi sono fermata, come spesso accade, a salutare le persone che lavorano nei vari locali che frequento. Porto un pò di sorrisi e di ferinità in giro per Torino!
In uno dei locali, ho incontrato una persona, che conosco da qualche mese e con la quale ho avuto inizialmente conversazioni piuttosto spontanee. Ma qualcosa da un certo punto in poi ha iniziato a non quadrare. Credo siano nati un fraintendimento dietro l’altro, che ci hanno portato a stare sempre di più sulla difensiva. E’ un peccato (e per me, un fallimento) quando questo accade. Ho la sensazione di non riuscire a trovare la chiave giusta per accedere alle persone. Ma poi mi dico: perchè questa chiave devo cercarla solo io?
La conversazione con questa persona, ieri, si è focalizzata sul ruolo della donna in certe culture. Tema a me molto caro. Non entro nel merito di ciò che ci siamo detti perchè non è particolarmente rilevante, ma colgo lo spunto per proseguire.
Tornata a casa, ho visto su Amazon Prime Video un film tratto da un romanzo che devi assolutamente leggere, se come me hai a cuore certe tematiche: “Il ballo delle pazze” di Victoria Mas.

Un libro magnifico. Di quelli che quando li leggi, ti dici: “e poi gli uomini si chiedono perchè siamo così incazzate? Lo sanno cosa abbiamo dovuto affrontare per secoli?”. E già, perchè per chi non lo sapesse, il bagaglio emotivo si eredita e, quindi, noi donne moderne non possiamo prescindere da ciò che è stato e dall’impatto che ha su di noi.
Non possiamo e non dobbiamo.
Ieri sera, appunto, ho visto il film. Non ricordavo, a distanza di tempo, la trama del romanzo, pertanto è stato un pò come rivivere certe sensazioni per la prima volta. E’ stato molto toccante.
Eugénie è una donna bella, colta e moderna che mal si inserisce nel contesto di fine ‘800, che vuole le donne maritate, sottomesse e senza troppi grilli per la testa. In più, ha un dono. Il dono. Lei vede e sente le anime dei morti. Il fratello, nonostante il rapporto meraviglioso che li lega, ne parla con il padre, il quale la fa internare alla Salpêtrière. All’epoca, un manicomio francese in cui erano internate, tra gli altri, tutte le donne che non si conformavano alla società ed erano sottoposte a trattamenti aberranti.
Ciò che mi ha davvero fatto impazzire è il ruolo degli uomini in tutto questo, che emerge dalle figure mediche (rigorosamente di sesso maschile, Geneviève che lavora all’interno è talentuosa tanto quanto loro ma è relegata a svuotare i pitali e poco più; ti stimolo a riflettere sul fatto che non è più libera delle donne recluse). Uomini arroganti, meschini, abusanti.
Donne messe a tacere. Donne denigrate, abusate, da uomini che, in fondo, le temono.
Mi viene in mente una frase di un altro film, attualmente nelle sale: “Io e Sissi“, film in cui l’imperatrice viene descritta in un modo diverso dai soliti visti e rivisti. Quando suo marito Francesco Giuseppe la definisce isterica, lei risponde: “isterica è l’aggettivo che usano gli uomini per qualificare le donne che non si sottomettono”, o qualcosa del genere.
Aberrante, è l’unica parola che mi pare possa rappresentare tutto questo. Anzi no, ce n’è un’altra ed è: rivoltante.
E quanto sinora detto è ancor più grave, a mio parere, quando un simile atteggiamento proviene dalle donne. Ti segnalo una figura: Jeanne. Osservala con attenzione.
Non posso esprimermi sul finale perchè rovinerei tutto, ma sappi che questo romanzo e questo film meritano davvero la tua attenzione. Che tu sia uomo o donna, non importa. Importa solo che tu abbia in cuor tuo un certo tipo di sensibilità.
Con Amor,
FF
Brano consigliato: “Le vent nous portera” di Noir Désir. Che il vento della forza e della speranza ci conduca sempre più lontano da certi scenari.