“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”.
Martin Luther King
Ad un certo punto della mia vita, ho dovuto scegliere tra la paura, o meglio l’esasperazione, e il coraggio. Non avrei mai creduto di avere dentro di me la forza e la tenacia che sono emerse a seguito delle mie decisioni radicali. Ho sempre creduto di essere una fanciulla gracile emotivamente, una persona incapace di vivere la vita che sognava. Questa convinzione affondava le sue radici in un’infanzia di grande, enorme, sofferenza in cui ben poco spazio era riservato ai sogni e a tutto ciò che contribuisce a creare un adulto saldo e volitivo.
Ho ripensato alla mia infanzia e alla mia adolescenza, nei giorni scorsi. Sono accadute diverse cose che mi hanno avvicinato a certi ricordi. Alcune sgradevoli, che non sento di voler condividere, altre piacevoli.
Tra queste, di certo la più importante è stata l’incontro con Alberto. Il suo modo di fare gentile, sensibile e accogliente mi ha fatto sentire estremamente a mio agio. Se questa sera sono tornata a scrivere, dopo due lunghissimi mesi, lo devo anche a lui e al suo incoraggiamento. Ma a farmi tornare indietro nel tempo, è stata la luce che ho visto scintillare nei suoi occhi quando parlava di sua figlia, delle loro avventure insieme, del loro rapporto magico. Il mio cuore ha sussultato per tutto l’amore che ha sentito scorrere tra le sue parole. È stato un momento molto emozionante.
Il pensiero è corso al mio papà che ha lasciato questo mondo quando io avevo undici anni, solo undici anni. Troppo piccola per essere informata che era gravemente malato, ma poi abbastanza grande da non ricevere nessuna attenzione quando lui non c’era più. Ancor più grande quando sono stata caricata del peso di una famiglia allo sbando. Che ferita terribile. Ma ancor più terribile è stato il fatto che ho trascorso un’intera vita senza sapere di avere un cuore dilaniato. E non capivo. Non capivo perché facevo certi tipi di incontri, che ogni volta riaprivano quella ferita e ci affondavano il pugno dentro. Non lo capivo proprio. Mi sembrava semplicemente che la vita fosse molto ingiusta con me. “Perché proprio a me?”, mi chiedevo spesso.
Ora so che non era una sofferenza vana. Ora so che quella sofferenza mi ha permesso di sviluppare un patrimonio emotivo infinitamente ricco e bello, di diventare la meravigliosa Donna che sono, con un cuore aperto all’amore e all’ascolto, alla comprensione profonda e all’accoglienza dell’altro. Ora so che ciò che ci accade è sempre, e sottolineo sempre, per il nostro bene. Ciò che viviamo ci insegna importanti lezioni che siamo chiamati ad imparare in questa vita e ci permette di conoscerci profondamente per arrivare ad allinearci ai desideri della nostra anima.
Ed ecco che quando sono aperta e pronta a ricevere i segnali, la presenza di mio papà si fa sentire.
È accaduto l’altro giorno. Stavo riflettendo sul vuoto che la sua assenza aveva lasciato dentro di me, quando alla radio è stata trasmessa una canzone che ascoltavo in loop poco dopo la sua morte. Si intitola “Fragole buone buone” ed è di Luca Carboni. Che tu ci creda o meno, io so che era un segno della sua presenza. È comparso per dirmi: “non temere, io ci sono. Smetti di cercarmi negli altri, io ci sono”. Ad un tratto, ho iniziato a piangere per la gioia. Un pianto incontenibile. Lui vive in me, che fantastica notizia. Non solo, lui fa il tifo per me. Ed io lotterò con tutta me stessa per realizzare il mio potenziale, perché lo devo a me e a lui.
Sono felice di essere tornata a me, di essere tornata qui, in questo luogo che, come mi ha fatto giustamente notare Alberto, non deve essere perfetto esteticamente, ma deve essere “vero” nel messaggio che io voglio trasmettere.
Che importante lezione!
Con Amor,
FF
2 risposte
❤️Solo l’Amore guarisce ❤️
Felice che tu sia ritornata a te ????
Grazie, Cri. Proprio così: l’Amore guarisce e libera. Che bello poterlo sentire!
Felice anche io di essere tornata a me. Tu hai avuto un ruolo muy precioso in questo ritorno.
Muchas gracias!
Con Amor,
FF