Sono giorni concitati, a tratti molto eccitanti, a tratti decisamente destabilizzanti.
Il progetto de “i messaggi di FF” sta prendendo forma e, esattamente, come è avvenuto con questo blog, il periodo precedente si sta rivelando piuttosto denso.
Sono comunque di buonumore, da questo deduco che sono più radicata, ma le emozioni si fanno sentire sempre in modo molto forte.
Ieri, poi, è accaduta una cosa che mi ha spiazzata: un’illustratrice, conosciuta al San Salvario Emporium, alla quale avevo parlato del mio progetto, proponendole anche di realizzarne uno insieme in futuro, mi ha “svelato” che anche lei sta lavorando a un progetto di carte illustrate. Que casualidad!
Ci sono rimasta molto male. Ho avvertito come un pugno nello stomaco. Credo che sia legato al fatto che nella vita mi sono sempre sentita precaria nel mio spazio fisico ed emotivo, spesso e volentieri invaso senza troppi complimenti, complice la mia incapacità di stabilire confini.
Mi sono sentita come se non avessi saputo proteggere la mia idea (peraltro, non geniale, né rivoluzionaria, ma fortemente sentita e curata).
Poi, grazie a persone che mi hanno confortato e sostenuto e rammentato la specialità (e unicità) del mio essere, mi sono rasserenata.
Vado avanti per la mia strada, noncurante di ciò che fanno gli altri. Non è una gara a chi è più bello o più bravo. Non è una gara la Vita. Punto.
E’ la bellezza del mettersi in gioco e scoprirsi nella propria essenza, unica e irripetibile.
In questi giorni, nel vivere queste emozioni fortissime, cariche di pensieri che le amplificavano, ho pensato alla pienezza e alla spensieratezza che mi danno i bambini.
Qualche giorno fa, ho incontrato sul bus una mamma e un bambino, latino americani (non saprei dire di dove, precisamente).
Si sono seduti di fianco a me. La mamma parlava un pò di italiano, il bambino solo spagnolo.
Ma non è stato un problema perchè è stata intesa al primo sguardo.
Lui con il suo cappellino di Spider-man, fatto all’uncinetto o a maglia (ne so poco di queste diavolerie!), e i suoi occhi dolci e gentili, non aveva bisogno di parole.
Abbiamo giocato, riso tanto e comunicato a modo nostro.
Ha fatto una cosa che porterò nel cuore per sempre, ovvero, attratto da tutti i miei anelli, li ha sistemati con cura, girandoli nel verso giusto e accarezzandoli ripetutamente. E ogni volta che lo faceva mi guardava e mi sorrideva.
In quel momento, ho avuto un’illuminazione: è così che voglio che mi tratti un uomo! Che mi veda, abbia cura di me e mi sorrida amorevolmente, facendomi capire che sono preziosa.
Pensiamo che l’età ci renda uomini, ma non è così. Si può essere uomini a 6 anni e bambini a 50.
Per questo, ho sempre sostenuto, nel relazionarmi con gli altri, che l’età non conta nulla. Quel che conta è quella scintilla che scocca tra anime che si incrociano. E’ quel sentire una frequenza comune, in cui tutto è naturale e soave.
Ho ricevuto un dono bellissimo e anche una lezione di vita che, ripeto, porterò sempre con me. Mi auguro con tutto il cuore che sia il segno dell’inizio, per me, di una nuova era nell’ambito delle relazioni personali.
Con Amor,
FF