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Lasciati stupire

Sto scrivendo questa pagina del mio diario qualche giorno dopo e alcuni ricordi sono sfumati, ma non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di raccontare le emozioni provate nel corso di una giornata in cui, come talvolta faccio, mi sono lasciata sorprendere dalla magica Vita.

A dire il vero, accade raramente. Ormai, vi sarà più che chiaro che sono una maniaca del controllo e che l’allenamento per lasciar andare è davvero arduo, ma sono fiduciosa perché sta dando i suoi frutti, meravigliosi direi.

In cosa consistono i miei esperimenti? Nel programmare un solo impegno e permettere alla giornata di svilupparsi liberamente. Questo comporta il non avere la più pallida idea di dove andrò a finire o di chi incontrerò o di cosa farò, implica l’aggiustare di volta in volta la rotta, secondo i miei bisogni e i miei desideri. Il che pare una cosa semplice, ma non sempre lo è per me.

Il programma dal quale sono partita è stato quello di andare a fare la spesa a Porta Palazzo, il più grande e variopinto mercato di Torino. Un’esperienza che, se ti recherai in visita nella mia amata città, dovrai assolutamente provare. I suoi rumori, i suoi colori, i suoi profumi, persino il suo caos, sono estasianti.

Come in ogni luogo, ho il mio punto di riferimento del cuore. Si chiama Davide, la sua azienda agricola si chiama Vergnano, sì come il caffè, e si trova a San Mauro Torinese, uno dei miei posti preferiti della cintura torinese.

Praticamente, parto dal quartiere Santa Rita, che dista circa 40 minuti di bus dal mercato, per andare a comprare le sue verdure, e in passato le sue uova (ma ormai le sue galline un po’ pigre, devo dire, non ci sono più, sigh!), perché lo conosco da tempo e sono certa che, nel coltivare, rispetta la natura e le stagioni. Per me, questo è un aspetto molto importante, non solo per ciò che concerne il nutrimento del mio corpo, ma anche per una questione di rispetto della terra. Non mi piace comprare quello che capita, lo faccio a volte, ma quando posso preferisco porre particolare attenzione a questi aspetti. E poi, comunque, sono una persona curiosa e mi piacciono i dettagli, questo mi porta spesso a fare ricerche accurate e a sperimentare.

Ma lascia che ti presenti Davide, nella versione estiva, con mascherina e capelli lunghi, molto lunghi.

Guarda come massaggia quei pomodorini e che colore hanno…

Ho divagato come al solito…

Ero partita dal raccontarti della mia meta iniziale. Il primo imprevisto è stato il mancato passaggio del bus all’orario indicato nell’app. Questo mi ha indotta a scegliere un’altra linea. Mentre viaggiavo, comodamente assisa, il che avviene raramente, comincio a fare battute a una ragazza che sta in piedi di fianco a me. Un fuscellino con un sorriso irresistibile. Faccio tutto un discorso divertente su una tizia che sta raccontando i fatti suoi al telefono, con tono a dir poco elevato, lo condisco con riferimenti a uno stereotipo di personaggi dei film italiani anni ’60, quando questa fanciulla mi dice, in un italiano piuttosto stentato, che è straniera. “Ah ok!”, dico io. E scoppiamo a ridere, un po’ per la scena in sé, un po’ per la mia mimica che, a quanto pare, è esilarante.

E, in effetti, mi viene in mente lo strepitoso maestro di teatro italo-americano, Danny Lemmo, conosciuto in occasione di un seminario frequentato qui a Torino, che, con il suo accento alla “Little Italy”, mi ha detto: “non c’è niente da fare, tu fai ridere anche quando non vuoi”. Sinceramente, tuttora non so se fosse un complimento o meno, ma tant’è!

Dopo questo siparietto, comincio a intervistare la giovane donna e scopro che è francese (ah, la Francia!), di vicino Grenoble, che studia in inglese al Politecnico. E già mi gira la testa per la sua versatilità…

Chiacchierando, scopro che deve fare l’abbonamento al trasporto pubblico e, immaginando quanto per i cugini d’oltralpe possa apparire complesso e insensato il nostro sistema, mi offro di accompagnarla al centro assistenza Gtt. Quanto mi piace aiutare gli altri in difficoltà, anche se, evolvendo, ho trasmutato questo lato della mia natura. Prima era “mi accollo te e tutto il tuo peso”, ora è “ti aiuto ben volentieri, ma non ti accollare!”.

Dopo aver esaurito il mio compito e averla vista splendere in un sorriso di gratitudine, ho lasciato che i miei piedi mi conducessero verso la tappa successiva che si è rivelata essere Orso laboratorio caffè, che da questo punto in poi denominerò semplicemente Orso.

Lì, mentre consumavo al bancone il mio adorato cappuccino, creato dalle abili mani di Giulia, pure smaltate quel giorno per l’occasione, ho conosciuto due ragazze di Bergamo, molto simpatiche, che erano in città per una partita di uno sport di cui non ricordo il nome. Una specie di sport di contatto sui roller. Che cosa particolare! Nel vedere il mio entusiasmo e la mia curiosità, le due fanciulle, con le quali tra l’altro mi sono ritrovata a parlare di Rrriot Shop e della passione comune per certi accessori, mi hanno invitato a vedere la partita che si sarebbe tenuta nel pomeriggio. Ho detto loro che ero in modalità “non so cosa accadrà tra dieci minuti”, mi hanno guardato in modo divertito e ci siamo salutate.

Mentre stavo prendendo in considerazione l’ipotesi di fermarmi a fare la spesa in Piazza Madama Cristina dove c’è l’amica Patrizia de “Il giardino dell’Assunta”, della quale vi parlerò in un’altra occasione, anziché andare da Davide, ho incontrato due amiche con le quali sono tornata da Orso per fare due chiacchiere! Che ridere!

Salutate le amiche, mi sono finalmente decisa a prendere il bus 8 per andare a Porta Palazzo e, appena salita, con il mio carrello fucsia e la mia gonna gipsy viola di velluto, ho attirato l’attenzione di un gruppo di ragazzi i quali, prima mi hanno ceduto il posto a sedere che ho prontamente accettato (col cavolo che dico “io non sono vecchia”!), poi hanno intrattenuto con me una conversione davvero piacevole.

La mia gonna viola al Parco Rignon…

Amo i giovani, la loro freschezza, la loro apertura mentale, la loro curiosità, il loro essere spugne rispetto alla conoscenza, certo non sono solo quello (come ogni essere umano, hanno luci e ombre) e non vale per tutti, ma loro in questo senso mi sono apparsi davvero speciali. Una di queste, Arianna, ha destato la mia attenzione. Con i suoi vivaci occhi verdi e con il suo sorriso dolce e gentile mi ha toccato il cuore e ad un tratto ho sentito tutta la luce che è in lei. Questa sensazione è stata reciproca, tanto che, mentre stavo scendendo, mi ha raggiunta per chiedermi del mio blog. Questo suo gesto mi ha commosso. Mi sono sentita così felice di questo incontro!

La giornata è proseguita con altre sorprese, incontri, imprevisti (e non), ma non mi dilungo ulteriormente. Se sei come me, la tua attenzione sarà al limite. Per questo motivo, mi fermo e ti saluto lasciandoti in dono queste belle sensazioni (e anche questa esortazione a lasciarti stupire) che sono nate così, al di fuori di ogni programma, e nel loro essere inaspettate, ancora più gradite!

Con Amor,
FF

Consiglio di ascolto: “Blue eyes” di Elton John.

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