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Il vento dentro

La scorsa notte, a Torino, ha soffiato un vento fortissimo. Io amo il vento, ma non la brezza marina o il venticello primaverile. Amo il vento selvaggio, quello che sembra scoperchiarmi la calotta cranica e da lì penetrare ogni cellula del mio corpo. Ho la sensazione che mi ripulisca da tutto ciò che non mi serve più e che rinnovi la mia energia. Mi piace il rumore delle tapparelle che sbattono durante la notte. Adoro quel soffiare violento che si insinua in ogni fessura della casa. Ma, ancor di più, amo andare in giro quando c’è vento, con quella sensazione di essere leggera e di poter volare.

Con questo possiamo serenamente confutare il luogo comune, secondo il quale tutte le donne sono (più) nervose quando c’è vento. Io non lo sono, anzi sono felice ed esuberante. È un po’ come per la sindrome premestruale. Mia madre mi ha cresciuto facendomi credere che tutte le donne ne soffrono e per tanti anni ci ho creduto eccome, tanto da inscenare veri e propri personaggi isterici, salvo poi scoprire che non ne soffrivo affatto e che, se non vi erano motivi validi, nei “giorni prima” non ero né triste, né nervosa.

De toute façon, per dirla alla francese…

Per me parlare di vento va di pari passo con l’accennare alla mia vacanza scozzese, forse l’ultima fatta, ormai molti anni fa. La Scozia è un paese che ti entra nel cuore e lì rimane per sempre. Almeno, così è stato per me.

Il ricordo più nitido e più potente è quello del senso di libertà provato dinanzi a scogliere di una bellezza mozzafiato, rivestite di distese infinite di erica, ondeggianti al ritmo di un vento che sembrava sussurrare parole d’amore. Un’emozione che ancora oggi mi mette i brividi…sarà anche per il fatto che le temperature medie ad agosto in Scozia si aggirano intorno ai 15 gradi!

Ma torniamo qui, nella mia amata Torino…

Ieri pomeriggio, ho rivisto un’amica che abitava vicino a me e che a breve, spero per lei, si trasferirà nella sua nuova casa indipendente, a circa mezz’ora di distanza. Con lei i due figli, biondissimi e bellissimi. Due piccoli vichinghi. Uno dei due è più socievole; l’altro, per il momento, è “per i fatti suoi”. Ma quando li ho sollecitati ad aprire le braccia e a volare nel bel mezzo di una tempesta di vento, entrambi non hanno avuto esitazioni, mi hanno sorriso e hanno cominciato a mimare il volo degli uccelli. Ci siamo divertiti un mondo! Gli adulti preoccupati, noi liberi e sorridenti.

Mi ispiro spesso ai bambini per ritrovare leggerezza. Con loro è istantaneo, non occorrono libri, né trattati. Basta guardarli negli occhi e perdersi nei loro sorrisi spontanei. E la magia accade.

Io non ho figli. Ho scelto di non averne perché non ho mai sentito di compiere quel passo. Nella mia vita tormentata e spesso priva di baricentro, questa è stata una delle mie poche certezze. Ma amo i bambini degli altri, per un tempo limitato. E, soprattutto, loro adorano me. Sarà la mia espressività, la mia giocosità. Sarà quel che sarà, ma loro mi adorano davvero.

Dopo il vento di questa notte, al risveglio ho trovato ad attendermi un nuovo giorno che, non solo si prospettava magico per via di ciò che finalmente ero riuscita ad elaborare, ma era anche luminescente e soprattutto fresco.

Il mio sistema nervoso, e credo quello di molti altri a giudicare da ciò che osservo in giro, non ha retto a questi quattro mesi di caldo senza tregua e agognava le prime temperature “umane”.

Ecco, stamane è stato proprio così: un sole fantasmagorico e un’aria frizzantina. Che meraviglia!

Ho ripreso l’abitudine di fare colazione a letto. Una colazione ricca, varia e colorata. E in questa stanza, che in estate si trasforma in una fornace, ma che negli altri mesi dell’anno è un piccolo gioiello di luce e calore, mi concedo una delle prime coccole della giornata. Musica, buon cibo, relax e luce.

Il resto della giornata si è svolto all’insegna del buonumore, delle risate, quelle che coinvolgono occhi, pancia e cuore. E del prendersela comoda. Gli ultimi tempi sono stati faticosi, quindi mi merito di rallentare e dedicarmi molte attenzioni.

Ti lascio con una riflessione, nata leggendo una frase del romanzo che sto attualmente divorando (“Sete d’amore” di Yukio Mishima): “Per certe persone vivere è estremamente semplice, per altre è assai difficile”.

Non sono d’accordo: penso che abbiamo tutti incontrato (o incontreremo) ostacoli sul nostro cammino. Penso che ciò che fa la differenza siano consapevolezza e responsabilità. E la leggerezza con cui decidiamo di osservare le cose e, quindi, di viverle.

Con Amor,
FF

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Mi riporta immediatamente a un seminario di teatro, a un esercizio in particolare in cui il maestro metteva questa musica, noi chiudevamo gli occhi e ci lasciavamo trasportare da questa melodia soave. È stato uno dei primi momenti di leggerezza che ho vissuto. Custodisco con cura quel ricordo. Spero che a voi farà lo stesso effetto.

Ricordo di un’adolescente conflittuale, ma piena di sogni. Quei sogni che ho conservato dentro di me e che, ora ne sono certa, realizzerò.

6 risposte

    1. Grazie, Conci cara! Il tuo incoraggiamento mi dà forza e voglia di proseguire in questo nuovo cammino. Ti stringo in un abbraccio.

  1. La tua lotta per affermare la parte più libera e autentica di te risuona con la mia… la strada è in costruzione costante …grazie per le tue parole cara FF.

    1. Siamo allineate, Cri, e questo rende il nostro cammino sincronizzato e la nostra amicizia preziosa, magica. Grazie a Te per questo tuo commento libero e autentico. Un tenero abbraccio.

    1. Lieta ed onorata che tu le abbia lette con tanta cura. E grazie per il complimento, lo accolgo con la gioia nel cuore. Infinitamente grazie a Te. Ti abbraccio.

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