Una settimana fa, ho partecipato a un gruppo di lettura, book club in realtà era il suo nome, invitata da una fanciulla molto frizzante, conosciuta durante l’attività di volontariato, che ho di recente iniziato a prestare per una Fondazione.
Questo book club si tiene una volta al mese, presso una libreria di Torino. Il libraio (o i partecipanti) propone un libro che verrà letto tra un incontro e l’altro e poi verrà commentato.
L’idea, mutuata dal mondo anglosassone, è di per sé carina.
Avevo già partecipato al primo incontro di un gruppo di lettura, che si teneva presso una libreria di una grande catena, ma non avevo proseguito perchè il libro scelto dalle libraie era (casualmente!) quello che era in bella mostra in tutte le librerie della catena (e quindi, verosimilmente, quello che più dovevano lanciare!). Se così fosse, scelta poco etica.
Quando mi è stato proposto di partecipare a questo nuovo gruppo, ero un pò scettica, ma poiché sono in fase di sperimentazione (“esperienze, non errori” è la massima che mi è stata trasmessa da una delle mie fate madrine), ho deciso di andarci.
Premetto che non avevo letto il libro, ero infatti solo in veste “investigativa”, ma ho trovato l’incontro interminabile e gli interventi per lo più prolissi. Fatti salvi alcuni commenti accattivanti, il resto è stato di una noia mortale.
Non so perchè ma nel mio immaginario i book club sono come quelli descritti nei romanzi. Si svolgono in luoghi bucolici, o comunque in contesti che evocano la dimensione del sogno e del magico, con tazze di tè fumanti e biscottini appena sfornati.


L’impatto con la realtà è stato un pò traumatico.
Dopo lo yoga, credo di poter serenamente archiviare anche il book club all’italiana e di voler continuare a immaginare la mia realtà da sogno.
Evviva, comunque, anche questa esperienza!
Attraverso le esperienze, infatti, ci conosciamo e ci definiamo…
Con Amor,
FF
Brano consigliato: il noto “Experience” di Ludovico Einaudi, nella versione live al Fabric di Londra 2013