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Consapevolezza

Stasera sento un fuoco sacro dentro. Sono stata appena invitata a prendere un caffè. Un caffè, io? Alle 21.08, poi? Eh, direi proprio che non si può fare…

In realtà, non dovrei proprio assumere caffeina, né altre sostanze eccitanti perché sono perennemente su di giri (in questo momento più del solito). Ed eccomi qui, dopo aver gentilmente declinato l’offerta del caffè, a raccontarti qualcosa di me, nella speranza che il mio fuoco sacro, che negli ultimi anni precede la creazione, qualunque essa sia, si plachi, dopo avergli dato libero sfogo. Per fare un parallelismo sono come un giovane, nel pieno dello sviluppo ormonale, che si placa solo dopo aver potuto permettere alla sua “creatività” di uscire!

E in ogni caso, ahimè, in barba a qualsiasi raccomandazione, assumo un caffè al giorno con effetti che non puoi nemmeno immaginare…

Ma entriamo nel vivo della narrazione, partendo da quanto accaduto ieri sera. Nell’ottica di “riprendo in mano la mia vita e mi do da fare”, ovvero vivo come in una centrifuga, fermandomi solo nelle pause canoniche (hai mai osservato l’oblò di una lavatrice per il tempo necessario a scorgere questa dinamica?), mi sono recata a un evento organizzato da Eataly Lingotto. Una festa di fine estate con un menù di tapas ideato da Patrick Lisa, giovane e talentuoso (e pure molto carino) executive chef, e cocktail pensati dalla Compagnia dei Caraibi. Giusto un inciso sullo chef: indagando ho scoperto che è mezzo francese, sarà quello che lo rende così affascinante ai miei occhi!

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Appena arrivata, ho sentito una musica che era nelle mie corde e mi sono subito calata nello scenario di svago. Una volta espletate le formalità di rito per l’acquisto dei carnet (tapas + cocktail), inutile dire che ho fatto una successiva integrazione, ho fatto il mio ingresso all’evento. Non c’erano moltissime persone, ma ho comunque fatto incontri simpatici e piacevoli che hanno reso la mia serata ricca e movimentata. Piatti e cocktail divini. Non posso non citare il gin che ha vinto il mio primo premio: Elephant gin, di provenienza tedesca, nella versione con le prugne (celestiale!). Interessante la sua storia. A ben vedere, il gin potrebbe spiegare il mio fuoco sacro (nello stomaco!).

Unico neo della serata: mi sembrava di essere a una sfilata di moda milanese, non per gli abiti indossati, ma per la quantità di foto che ho visto scattare a piatti, bicchieri, angoli, prospettive e via discorrendo. Dal fotografo dell’evento, dirai tu. Non solo, da tutti gli avventori. Perché nessuno può perdere la possibilità di fare una storia, un reel, una diretta su Instagram. Che te lo dico a fare.

Va da sé che qui non troverai nessuna foto dell’evento. La mia passione è scrivere; fotografare, ahimè, non è proprio il mio forte. Il mio sogno è scrivere di ciò che vedo e sperimento con un tale trasporto, una tale cura, da condurti a visualizzare anche ciò che non è riprodotto in un’immagine.

Tornando al discorso di Instagram, perché di quello si tratta, o almeno io lì mi sono fermata (arenata, direi piuttosto), so di suonare all’antica, fuori moda, e di sembrare anche un po’ una rompiballe. In realtà, la mia non vuole essere una critica. Vuol essere una prolissa introduzione ad una consapevolezza che ho maturato: quel mondo non mi corrisponde. Da brava bambina, ci ho provato ma ad un certo punto ho dovuto rinunciarvi o, comunque, limitarne notevolmente l’utilizzo.

Tra l’altro, ieri sera ho saputo che vi erano diverse influencer locali. Ho scoperto anche alcuni meccanismi che stanno dietro queste situazioni e che probabilmente saranno piuttosto scontati per molti, ma per il mio favoloso mondo non troppo, e nei quali non mi ritrovo. Con questo, lunga vita a coloro che lo utilizzano, probabilmente guadagnano (e anche bene) e si divertono.

Io sono tornata a casa con una maggiore consapevolezza, riguardo a chi sono e a cosa voglio. Ebbene sì, a volte capiamo alcune cose di noi proprio sperimentando ciò che non ci appartiene. All’inizio, mi dicevo che per la legge dell’attrazione se vivevo situazioni sgradevoli era perché qualcosa in me non andava bene e lottavo per “correggermi”. Ora che ho realizzato questa verità (per me), ovvero che a volte attraiamo qualcosa di molto lontano da noi proprio per farci capire che non è nostro, tutto mi appare più vivibile e, soprattutto, funzionale.

E comunque, per dirla tutta, il momento più bello della serata è stato quando sono rientrata chez moi, ho lanciato gli stivaletti supersonici che mi davano un gran lustro, ma che di comodo avevano ben poco, e mi sono accovacciata sull’unica poltroncina che mi è rimasta in casa, dopo aver fatto fuori il vecchio divano e non aver ancora trovato un sostituto!

Vorrei a questo punto raccontarti due episodi di oggi (entrambi riguardano il cuore, uno in negativo, l’altro in positivo), ma che ne dici di rimandare alla prossima volta, così metto un po’ in ordine il mio nido?

Con Amor,
FF

Brano consigliato: “I am what I am” di Gloria Gaynor, direttamente dai mitici anni ’80.

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