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Cherofobia

Ho scoperto il termine cherofobia, grazie alla canzone, dal titolo omonimo, di Martina Attili, giovane e delicata cantautrice che ha partecipato ad X Factor alcuni anni fa.

“L’avversione alla felicità, chiamata anche cherofobia o paura della felicità, rappresenta un atteggiamento, per cui gli individui evitano deliberatamente le esperienze che evocano emozioni positive o di gioia.” (fonte: Wikipedia)

Io non credo di soffrirne attualmente, tuttavia faccio fatica a perdurare nella felicità. Credo di aver ricevuto, in questo ambito, una programmazione che mi ha portata a credere di non meritare di essere felice e, ovviamente, come corollario, a essere a disagio, e quindi a cercare delle vie di fuga o ancor peggio di autosabotaggio, quando una condizione di gioia intensa si impossessa di me, come se in quel momento stessi infrangendo un non so quale patto di infelicità.

Per lo più ho vissuto, senza accorgermene, in una condizione perenne di tristezza e disagio.

La consapevolezza è emersa nel momento in cui ho cominciato a godere di questa esistenza. E’ stato in quel momento che ho realizzato che faticavo ad essere felice a lungo.

Ricordi l’articolo, anzi gli articoli, di ieri? Esplodevo dalla gioia. Oggi, invece, è stata una giornata molto negativa. Niente di anomalo, dirai. Le giornate belle si alternano a quelle brutte. Concordo, ma qui c’è una differenza. Io ho la mia responsabilità. In una sorte di trance masochista ho posto in essere dalla a alla z tutte quelle azioni, e cercato tutte quelle persone, che mi avrebbero resa infelice.

Un esempio? Il classico soggetto che fa leva sul silenzio per agganciare le persone che, come me, hanno un certo tipo di ferita. Oppure la classica persona che ti massacra, facendo leva sulla tua debolezza momentanea. Insomma, ho vissuto tutto il repertorio. D’altronde, sono della Vergine, quindi sono meticolosa. E se faccio le cose, le faccio per bene.

Che dire? Devo forse sentirmi in colpa per questo? Direi di no, anche se la tentazione è forte e il senso di colpa spunta sempre fuori, come il prezzemolo tra i denti quando hai mangiato le acciughe con il bagnetto verde.

Direi che ciò che posso (e devo) fare è essere clemente con me stessa e prendere coscienza, sempre più, di questi aspetti affinché non si ripetano. È un po’ come tentare di aprire una cassaforte (spero un po’ più facile e comunque la mia non vuole essere un’istigazione a delinquere!), dobbiamo provare tanti codici prima di trovare quello giusto e, nel frattempo, segnarci quelli che non vanno bene per non ripeterli a vuoto.

Sono contenta in questo momento, perché scrivere mi ha alleggerita. Ne avevo bisogno. Chissà, poi, che qualcuno non si rispecchi nelle mie parole e ne tragga beneficio…

Anche questa sera, rapida e dritta al punto.

In questo periodo, va così. Sto definendo le ultime cose del sito e mi sembrano le più pesanti. E’ un po’ come quando hai ristrutturato la casa e hai avuto il cantiere per sei mesi, senza battere ciglio, e poi stai per crollare quando manca solo la tinteggiatura.

Devo resistere e, nel frattempo, stare lontana da ciò che può intaccare lo stato di grazia che tanto faticosamente ho raggiunto.

Ce la posso fare.

Bonne nuit,
FF

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