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Che passione!

Passione è la prima parola che mi viene in mente pensando a Sindi.

Sindi è una giovane Donna che la Vita mi ha fatto dono di incontrare. Ricordo il primo istante in cui ho incrociato il suo sguardo. Era una delle tante sere trascorse da Paltò.

Due occhi verdi che mi hanno ricordato l’Oceano visto per la prima volta in una vacanza nel sud della Spagna. A essere precisa, Sindi mi ha ricordato Tarifa, un luogo che mi è rimasto particolarmente nel cuore.

Tarifa è punto di incontro di due mari: l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo.

Allo stesso modo, lei è punto di incontro di due culture: quella albanese e quella italiana.

Prima di parlare meglio di lei, voglio fare un breve inciso sull’Albania, luogo meraviglioso. Ci sono andata ormai dieci anni fa, in un viaggio di gruppo organizzato da un’associazione. Il gruppo nulla di che, ma io sono un pò insofferente alle dinamiche che si instaurano tra un numero persone che va da tre in su. Per fortuna, c’era una guida strepitosa, Bashkim, che ha reso la mia vacanza indimenticabile. A parte questo, ho visitato dei luoghi spettacolari (di cui non ricordo nemmeno un nome, ovviamente) e incontrato persone super gentili e accoglienti. Uno dei pochi popoli che guardano all’Italia e agli Italiani con apertura e ammirazione. E poi ho mangiato cibo ottimo, a prezzi davvero modici.

Tornando a Sindi, il suo sguardo è la porta di ingresso ad un’anima pura, dolce e appassionata.

La sua passione emerge, come un fuoco che divampa, quando parla del suo lavoro. Lei produce vini, nella zona del Barbaresco. Lo fa con dedizione e impegno e i risultati parlano di un prodotto davvero eccellente.

Ieri sono passata da lei, ho voluto fare una piccola scorta del suo Nebbiolo.

Io lo trovo davvero formidabile. Lei dice che sono di parte, è modesta e non ama i complimenti. Me la immagino mentre leggerà queste righe, con il suo sorriso che apre il cuore e un leggero velo di rossore.

Sembra che parli di un’innamorata. Lo sono, certo. Sono innamorata di tutto ciò che mi fa vibrare. E gli incontri con anime affini mi fanno questo effetto.

Non ho una vita facile dal punto di vista relazionale, i conflitti interiori che mi porto appresso hanno ancora come conseguenza l’incontrare spesso persone che mi creano disagio. Anzi, forse la parola giusta è: fastidio. L’espressione che uso spesso è: “non lo reggo“.

Leggendo il libro “Le cinque ferite e come guarirle” di Lise Bourbeau, lettura molto interessante che ti consiglio, ho scoperto che è una frase che tipicamente utilizzano le persone che hanno la ferita dell’abbandono, che si manifesta per lo più rispetto al genitore di sesso opposto, e la cui maschera utilizzata per non sentirla è la dipendenza. Ed ecco che tutto torna.

Ho fatto questa premessa per dire che poiché le mie relazioni non sono sempre fonte di benessere, quando mi capita di incontrare persone con cui mi sento a mio agio, senza dover fare nessuno sforzo, con cui mi sento “a casa“, non posso che sentirmi profondamente grata.

Con Amor,
FF

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