A Torino c’è un negozio, molto carino, che si chiama Au petit bonheur, cugino (o comunque parente!) di Uno concept store.
All’interno puoi trovare capi di abbigliamento e tanti tanti accessori deliziosi, dal gusto molto fine. Molto alla francese, appunto. Non sapevo che il suo nome significasse “fortuna” (pare che sia una frase di buon auspicio per chi inizia una nuova impresa: eccomi!). Mi sono sempre soffermata, a dire il vero, su petit bonheur: piccola felicità. E questa espressione mi fa pensare alla gioia che sempre di più mi danno le piccole cose.
Ho di nuovo trascorso un periodo in cui mi sono ingozzata di cibo, persone e situazioni. Il vuoto riemerge, quando meno te lo aspetti, e urla. E gli automatismi che pensavi di aver spezzato riemergono con lui, in tutta la loro potenza (e prepotenza).
Ma, e c’è sempre un meraviglioso ma, tu ci sei, nel senso che ora sei presente a te stesso, e lo sai, nel senso che sai che hai avuto una piccola e umana défaillance e in qualsiasi momento puoi tornare a Te. E, quando arrivi a questo, senti una forza incredibile. E impari anche a perdonarti.
Di recente ho sperimentato il reiki. Dico sperimentato perchè dopo il primo incontro ho deciso di interrompere la formazione. Non so dire se la persona che ho scelto non fosse quella giusta per me o se proprio il reiki non sia nelle mie corde. Credo che solo il tempo mi darà le risposte che cerco.
Ad ogni modo, una delle cose che mi è rimasta impressa, e che continuo a fare, è quella di compiere un gesto molto semplice e conosciuto, ovvero a mani giunte stare in silenzio e respirare.

L’insegnante mi ha spiegato che giungere le mani è un gesto che nel reiki si chiama Gassho e ha diversi significati, tra cui quello di favorire la centratura.
E allora ecco che, quando comincio a sentire qualche squilibrio nel mio modo di agire o di pensare, mi fermo e assumo quella posizione. Siccome, comprendo che in alcuni luoghi non sia praticabile, senza essere presi per dei fanatici religiosi, in alternativa si possono mettere le mani, una sopra l’altra, sul cuore. L’effetto è lo stesso e io lo trovo estremamente calmante e rigenerante.
Comunque, mi piaccio molto quando decido di interrompere percorsi o frequentazioni sulla base del mio intuito. E’ una cosa che ha sempre fatto parte di me, ma che ultimamente è sempre più definita. Qualcuno la chiama incostanza, volubilità. Io la chiamo LIBERTA’.
Ah, peraltro, per rimanere in tema, ieri da Petit Bonheur non ho potuto resistere a questa:


La sua creatrice si chiama Giorgia e il suo brand Tezeè. Lo adoro!
Piccoli gesti di grande felicità.
Con Amor,
FF