A come Amore che sento crescere sempre di più dentro di me, verso di me.
A come Alice. Soave creatura incontrata in un giorno in cui i pensieri mi stavano divorando e l’umore era cupo.
Era il 31 ottobre. Mi preparavo al giorno di Ognissanti, trascorso al cimitero come ogni anno. Andare al cimitero, dalla famiglia di papà, ha sempre portato con sé il ricordo di pomeriggi trascorsi, da adolescente, con mia madre a dire rosari. I rosari non sono mai mancati neanche a casa, a dire il vero. Ma quelli detti davanti alla tomba di papà erano davvero carichi di tristezza. Ricordo che ripetevo a macchinetta Ave Maria e Padre Nostro, ma senza sentirli veramente. Un mero automatismo.
D’altronde, l’alternativa al cimitero erano i pomeriggi di sabato trascorsi dai nonni che tutto erano, tranne i nonni che vedi in televisione, nelle pubblicità delle famiglie modello.
Da adolescente diciamo che non era proprio il massimo della goduria!
Ma il cimitero in particolare ha esercitato su di me fino a tempi recenti un che di sinistro. Certo, la morte non ti arride particolarmente come concetto, né in generale, né quando ti vedi portare via da bambina un padre per una pleurite (che in realtà era cancro fulminante) e il giorno dopo non lo vedi più, e infatti ci è voluto molto tempo per arrivare a concepire vita e morte come parte di uno stesso ciclo (e non sono così convinta di esserci davvero riuscita!) e recentemente l’entrare in contatto con un certo modo di sentire la vita mi ha fatto anche superare il trauma da cimitero (e da rosari, sebbene abbia sviluppato un altro modo più personale di pregare) e, anzi, entrare nel mondo in cui riposano tante anime mi fa sentire in pace.
Tuttavia, il ricordo del cimitero di Fossano, in cui è sepolto papà, ha ancora un che di triste per me.
Piccola digressione: il cimitero monumentale di Torino è stupendo e merita una visita.

Ho fatto questa lunga premessa per spiegare lo stato d’animo in cui versavo il giorno precedente la visita. C’erano sicuramente altri pensieri in ballo, per fortuna ho un meccanismo di rimozione rapida di ciò che è superfluo e non ricordo quali.
Ho deciso così di uscire a svagarmi un po’.
Nel mio girovagare sono stata attratta da un negozio magnifico, sito in Via Cavour 12, che si chiama Perfumology.

Ad accogliermi ho trovato un angelo bellissimo e dolcissimo. Si chiama Alice e l’incontro con lei, come quello con Alberto (e a questo punto anche A come Alberto!), avvenuto lo stesso giorno, è stato profondamente nutriente e illuminante.
L’avevo già intravista qualche giorno prima, ma ero di corsa e lei era impegnata a seguire due clienti e quindi le circostanze non erano favorevoli.
Sì perché per Alice accoglierti significa prendersi cura di te e farti entrare in un mondo che ti avvolge con la sua delicatezza e con l’esperienza sensoriale che accompagna la ricerca del tuo profumo.
Diviene proprio un viaggio alla ricerca delle tue note.
Nel fare questo viaggio insieme, è scattata una complicità che raramente avviene in tempi così brevi e che quando accade fa sorridere il volto, ma ancor di più il cuore.
Non ho scelto il mio profumo quel giorno. Quel giorno mi sono lasciata condurre e inebriare (ne avevo così bisogno!) e qualche giorno dopo sono tornata ad acquistare il mio prescelto, che adoro!

Vanilla Shot di Olfactive Studio.
Profumo rigorosamente francese e rigorosamente con nota di vaniglia…
In questa seconda occasione di incontro, Alice mi ha dato la possibilità di raccontarmi e per questo le sono grata. Non capita, infatti, così spesso di trovare persone predisposte all’ascolto profondo. E nell’aprirmi a lei e alla sua dolcezza, il mio cuore si è sciolto come un burro a bagnomaria.
Gli occhi sono diventati lucidi e il mio spirito ne è uscito liberato e ritemprato.
È anche grazie a lei se ho ritrovato fiducia in me e nel mio percorso e tanta voglia di ricominciare a scrivere.
La Vita è meravigliosa, non smetterò mai di ripeterlo.
Con Amor,
FF
Brano consigliato: “I love you baby” di Jovanotti.