“Un beau matin” di Mia Hansen-Løve è un film toccante e commovente. Delicato e intenso.

Comincio con il dire che ho visto questo film meraviglioso al Cinema Nazionale di Torino, in passato non uno dei miei prediletti per la conformazione delle sue sale. Per fortuna, è stato recentemente ristrutturato e ieri mi sono trovata in un posto dal quale non sarei più uscita! Le poltrone così comode, ergonomiche le definirei, non si trovano facilmente e devo dire che ho molto apprezzato questo aspetto perché ha inciso in modo significativo sulla qualità della visione.
Per carità, io amo così tanto andare al cinema che se il film mi ispira mi siedo anche sulle poltrone di legno (come è accaduto in passato nei cinema parrocchiali), ma vedere il film avvolti da una poltrona che sembra quasi abbracciarti è un’altra cosa.
Una volta entrata nella sala, dopo il primo momento di stupore legato al luogo fantastico che si è aperto dinanzi ai miei occhi, ho scelto con cura il posto. Lo faccio sempre. Per me è un elemento fondamentale. Sicuramente centrale e avendo cura di non sedermi davanti a un altro, se è possibile. Non sono altissima ma la chioma di ricci, sebbene recentemente sia stata domata, spesso fuoriesce dalla poltrona, quindi se posso evito. Quanto alla distanza, con gli anni e l’incipiente presbiopia tendo ad allontanarmi sempre di più dallo schermo. Tra un po’ finirò in cabina di regia! Tra l’altro, la miopia elevata non doveva compensare la presbiopia? Mah!
Ogni volta che sta per iniziare un film, poi, dico una piccola preghiera di ringraziamento al Cielo per avermi dato la possibilità di ritagliarmi un momento così bello per me. Andare al cinema, leggere e scrivere sono le tre cose che più mi rendono felice.
Ieri, quando il film è iniziato e hanno cominciato a scorrere le prime immagini di Léa Seydoux per le vie di Parigi il mio cuore ha sussultato.
Il film ha toccato un tema a me caro e, per questo motivo, mi ha molto commossa. Mi riferisco al tema del trovare un equilibrio, e del diritto ad una vita felice e appagante, all’interno di una situazione in cui un famigliare soffre per malattia (o per altro).
Ed è, tra l’altro, un leit motiv nella mia vita, in questo momento. Ciò su cui sto maggiormente “lavorando”.
Mi è arrivato un messaggio forte e chiaro: è possibile essere al servizio degli altri, di coloro che sono soli, sofferenti e bisognosi, ma questo non deve mai e poi mai farci perdere di vista NOI. Anzi, il far entrare nella propria vita, e nel proprio cuore, nuova linfa di vita, non solo ci rende felici e ci fa sentire in pace, ma fa sì anche che siamo più in grado di dare e di aiutare gli altri.
Viceversa, l’annullarsi, il negarsi un proprio spazio e un proprio tempo ci esaurisce, ci prosciuga e ci porta a un senso di sempre maggiore sconforto e soffocamento.
Certo, un velo di tristezza rimane nel cuore, e a volte negli occhi (come accade spesso a Sandra, protagonista del film), di chi ha una spiccata sensibilità, ma questo non deve mai farci desistere dal cercare una nostra oasi felice.
C’è un’altra cosa che mi ha colpita in questo film ed è il senso di solidarietà tra le figure che gravitano intorno alla persona malata. È un elemento molto prezioso, che non sempre si trova in queste situazioni. Ricordiamolo, l’unione fa la forza. E nel momento del bisogno, non vi è niente di più bello che poter contare sul sostegno e su una buona parola di qualcuno.
Infine, il tema degli incontri casuali, che casuali non sono (e su questo non ho alcun dubbio!). E che rappresentano proprio quella leggerezza e quel nutrimento, di cui ho parlato altre volte, che ci vengono forniti, strada facendo, per riuscire ad affrontare le “prove” che la Vita ci propone per la nostra evoluzione.
Bene, direi che è tutto. Non mi resta che consigliarvi la visione di questo film. Tra l’altro, si capisce che mi è piaciuto infinitamente, perché non sono mai riuscita a scrivere così tante righe per raccontarne uno!
Con Amor,
FF
Brano consigliato: “La valse d’Amélie” di Yann Tiersen. E non poteva essere diversamente perché, sebbene sia nella colonna sonora di un altro film, per me non vi è nulla che possa rappresentare meglio, a livello musicale, le vie, i colori e i cuori di Parigi.