In questi giorni la scelta che più ha liberato il mio potenziale, a lungo soffocato da dinamiche nelle quali stentavo a riconoscermi, è stata quella di dare un taglio ai social media e ad ogni altro forma di esperimento sociale nel mondo virtuale.
Il primo capitolo è cominciato ad agosto 2021. Premetto che non sono mai stata attratta da quel mondo e quindi ho serenamente resistito a tutta l’epoca Facebook, fatta di tanti “carramba, che sorpresa!”, dal mio punto di vista tranquillamente evitabili. Tutta la questione del “hai visto, ho ritrovato il mio compagno delle elementari?” mi ha sempre lasciata piuttosto perplessa. La motivazione era del tipo: “se non ci siamo cercati e/o incrociati in questi anni ci sarà un motivo!”.
Quando è stato creato Instagram, Marco, un amico sempre sul pezzo riguardo a ogni cosa che accade in questo mondo, mi ha detto che avrei potuto apprezzarlo perché lì si pubblicavano solo foto, senza particolari implicazioni. Si parla di più di dieci anni fa, ormai. Nel frattempo, l’essenza di questo social media si è quasi completamente persa e, al suo posto, sono emerse dinamiche che, non tanto all’inizio, quanto nel successivo intenso utilizzo, mi hanno piuttosto intossicato. Non saprei individuarne le cause singolarmente (è stato più un disagio generale, una sensazione di chiusura e di respirare aria viziata), ma ciò che conta per me è che uscirne è stata la più alta forma di liberazione.
Credo che a volte non sia tanto importante andare a scandagliare le cause di un malessere, quanto fare di tutto per eliminarlo alla radice. Questa decisione è stata intervallata da tentennamenti (disattivo/riattivo), legati forse in parte al timore del giudizio altrui (pare che non essere sui social oggigiorno sia la quintessenza della “nerditudine” e che si rimanga tagliati fuori da tutto e da tutti), ma soprattutto al proiettarmi nel futuro e al chiedermi come diavolo avrei pubblicizzato questo mio diario, posto che sono anche allergica alla Seo e alle sue sorelle keyword, categorie e compagnia bella. Ma, ad un certo punto, mi sono detta: “chissenefrega!” e sono andata per la mia strada. Magari in futuro cambierò idea e troverò il mio modo per utilizzarli, ma per il momento dico: no, grazie.
Una volta presa questa decisione, devo ammettere che, nonostante l’immediato senso di liberazione, regnava in me ancora un residuo bisogno di socialità (sicuramente soddisfacibile nel mondo reale, ma con tempi e modi più diluiti) e di malsana dipendenza da rumori di notifiche e da “scrollamenti” vari.
Così, la mia mente diabolica ha escogitato un’alternativa, mascherandola con un bell’abito di Carnevale, colorato e decorato. Ero sul bus, quando una vocina mi ha sussurrato: “perché non cerchi delle app per scambi (e no, non quelli!) linguistici?
Tornata a casa, è iniziata la ricerca. Mi sono detta che avrei impiegato del tempo in modo proficuo, conosciuto gente nuova e perfezionato la conoscenza delle lingue straniere. Cosa potevo volere di più?
Ho scelto di iniziare con il francese perché è la lingua che amo (e che parlo molto bene) e perché probabilmente dovevo farne un’abbuffata per liberarmi definitivamente anche della passione ossessiva che nutro per quel Paese e per i suoi abitanti. E poi perché mi piace “vincere facile”.
Ho provato quattro app. Hello Talk, tra tutte, mi è parsa la migliore perché all’interno c’è più gente intenzionata a imparare le lingue piuttosto che a tentare altri tipi di approccio. Ma, in quei tre giorni di sperimentazione, non mi ha abbandonato quella sensazione, sotterranea, non per questo meno importante per me, che nel mondo virtuale, spesso, e sottolineo spesso e non sempre, si muovano figure che lo scambiano per quello reale e che di quest’ultimo abbiano anche un po’ paura.
È un’affermazione forte, me ne rendo conto. Ed è “solo” la mia sensazione, non una sentenza. Qualcuno si ritroverà, altri no. E va bene così. Siamo liberi. Poter dire quello che penso, senza la paura di essere punita o aggredita o giudicata diversa, è uno degli obiettivi che mi sono posta nella vita. Ed esserci riuscita mi riempie il cuore di gioia.
Ti lascio con un aforisma: “Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù.” Khaled Hosseini
Questo è il mio sogno: creare “quel campo”, in cui le persone possano riconoscersi e sentirsi libere di essere e di esprimersi.
Con Amor,
FF