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Perdersi e ritrovarsi (più forti)

Negli ultimi mesi mi sono persa. Complici il caldo che rende il mio sistema nervoso fragile, la mancanza di prospettive professionali stabili, le delusioni nelle relazioni personali, le pressioni esterne, ho smarrito la via.

Direi che è un elenco piuttosto lungo di difficoltà e che posso ritenermi serenamente legittimata a brancolare nel buio, ma resta il fatto che questo mi rende particolarmente frustrata e insoddisfatta. Ma, soprattutto, mi priva quasi totalmente della mia gioia di vivere.

Non so ancora qual è quel punto sulla mappa che mi fa dire: “eccomi, mi sono ritrovata“, ma ci sto provando e questo è l’importante. Non mi arrendo: sono o non sono una suffragetta?

E’ qualcosa di impercettibile, ma la sensazione di fondo è che io stia comunque evolvendo, anche solo per piccolissimi passi.

Nella società attuale, vogliamo tutto e subito. Vogliamo vedere la “manifestazione” immediata dei nostri desideri, delle nostre conquiste. Mi fa sorridere questa parola che è venuta fuori in un discorso stimolante con Mario, nuovo responsabile di sala di Luogo Divino, persona di grande competenza e di meravigliosa sensibilità.

E’ una parola che è di gran moda sui social. Tutti insegnano ad attrarre, a manifestare. A me sembra che molti pensino soprattutto ad attrarre denaro nelle loro casse e a manifestare opulenza. Il che, peraltro, non implica nulla di male. Basta non approfittare delle altrui debolezze per arricchirsi.

Ad ogni modo, il tutto e subito non esiste. Esistono la pazienza, la costanza, la disciplina, la fiducia e un pizzico di leggerezza. Questi sono gli ingredienti dell’impasto del mio dolce vivere.

Riprendo a scrivere dopo aver mollato lì, tra una e commissione e l’altra. E lo faccio dopo aver compiuto un delizioso, inimmaginabile salto evolutivo.

Incredibile come il titolo di ogni pagina abbia poi, alla fine, un senso rispetto a tutto quello che, inconsapevolmente, sto per condividere!

Nei giorni scorsi, una persona a me molto vicina, un’anima affine ma ancor prima una professionista molto competente, si è offerta di tendermi una mano in questa fase di transizione. Lo ha fatto non perchè pensasse che io avessi davvero bisogno di aiuto, ma perchè soffriva nel vedermi così smarrita, così tormentata.

Lì per lì, ho accettato aderendo a uno schema che mi vede sempre bisognosa, vittima, inadeguata. Ma poi ho sentito qualcosa stridere in me e mi sono detta: “ma io non ne ho bisogno!”. Al contrario, ho bisogno di sentire il mio potere personale, di avere fiducia nelle mie capacità, di farcela da sola. In poche parole, di assumermi la responsabilità della mia vita. Qualunque cosa voglia dire e comporti.

Nel momento in cui ho preso questa decisione ho sentito una forza incredibile esplodere in me e in quel preciso istante ho sentito che ce l’avrei fatta. Non so ancora come, ma so che ce la farò.

Ci va coraggio per essere autentici, per essere liberi. La strada a volte è davvero impervia, ma se usciamo anche solo un attimo dal personaggio che incarniamo e che proiettiamo a ripetizione sullo schermo della nostra vita riusciamo a cogliere un barlume che ci indica una nuova via.

Questo è quel che sento di condividere con te oggi.

Concludo questo passaggio bello e ricco di spunti con il racconto di un duplice incontro, avvenuto dopo aver maturato queste meravigliose nuove consapevolezze.

Uno con Imim (avrò capito bene il suo nome?), una fanciulla cinese incrociata alla fermata del bus con la quale ho avuto una conversazione talmente potente da averci condotte ad un abbraccio caloroso al termine della corsa.

L’altro con Matteo (che lavorava da Orma, te lo ricordi?), incrociato “casualmente” sulla via per il calzolaio. Una bella chiacchierata, serena e spensierata come l’atmosfera che solo lui sa creare.

In realtà, ho ancora tante cose da raccontarti. In particolar modo, voglio farti innamorare di un nuovo luogo scoperto negli ultimi tempi, ma ti lascio con questa curiosità (piccoli trucchi del mestiere – quale?) e prometto di tornare presto.

Con Amor,
FF

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