Ieri sono stata al Torino Pride, da spettatrice, e ho assistito con una sorta di eccitazione a questo interminabile corteo, fatto di luce, colore, vitalità, voglia di libertà.
E, mentre ballavo al ritmo delle loro meravigliose musiche e lanciavo sorrisi e saluti, ho iniziato a piangere. Mi sono emozionata in un modo che non credevo possibile.
A suscitare questa reazione in me è stato sicuramente uno dei temi che più mi appassiona, e mi fa scaldare, ovvero quello dei diritti civili, garantiti a tutti.
In quel momento, sebbene non sfilassi con loro, ed è stata una scelta perchè volevo assistere a tutto il corteo e assorbirne l’energia, mi sono sentita una di loro. Una che si batte quotidianamente per essere se stessa, LIBERA.
Non mi occupo “istituzionalmente” di diritti, per due motivi essenzialmente.
Il primo è che viaggio meglio da sola.
Il secondo, condizionato fortemente dal primo, è che non ho ancora trovato un’associazione/organizzazione nella quale mi sono sentita a casa.
Spesso, nei gruppi mi perdo. Non riesco a sentirmi parte integrante, a far sentire la mia voce. Credo che un pò sia legato al mio vissuto, un pò alla mia natura.
Ad ogni modo, se è vero che l’unione fa la forza, è altrettanto vero per me che agire nella direzione di ciò che ci nutre e ci fa vibrare è indispensabile, anche da soli.
Certo, in alcuni casi, il coinvolgimento di molte persone (e la coesione tra loro) è indispensabile per arrivare a sovvertire ordini costituiti, sovrastrutture profondamente radicate.
Penso all’ultimo romanzo letto, “L’alveare” di Margaret O’Donnell, pubblicato per la prima volta nel 1980, cinque anni prima di quello, molto più famoso, di Margaret Atwood, “Il racconto dell’ancella“, la cui somiglianza è particolarmente evidente.

E’ un romanzo distopico che fa molto riflettere e in me ha suscitato fortemente quella parte femminista, ma femminista di sostanza e non di forma, che è sempre lì, pronta a risvegliarsi e a manifestarsi.
Non so se ti ho già detto che credo nella reincarnazione. Forse sì, è una delle prime cose che dico quando conosco qualcuno.
Lasciami aprire una piccola parentesi: quando collaborai con lo staff di Lunathica e mi occupai di accoglienza artisti, passai uno dei periodi più belli della mia vita.
Ricordo che una delle prime sere incontrai un duo spagnolo e, come ogni sera del festival, dopo lo spettacolo, ci ritrovammo a cena tutti insieme (staff e artisti). Ad un tratto chiesi al più brillante dei due: “ma tu credi nella reincarnazione?”. Ci conoscevamo a malapena e la mia domanda dovette apparire eccentrica, tanto che scoppiò in una sonora risata e io con lui!
Tornando a noi, credo di essere un’anima antica, intendendosi per tale un’anima che si è reincarnata tante volte. Credo inoltre che nella più recente io sia stata una suffragetta: questo spiegherebbe tanti lati del mio carattere.

Ad ogni modo, cambiano i tempi, cambiano le tematiche (e non sempre), ma quell’indomito desiderio di una società in cui ognuno può esprimersi per quello che è (senza etichette e senza pregiudizi) non cambia mai.
Chiudo con una frase del libro che mi è rimasta impressa e che merita di essere condivisa: “Oggi abbiamo creato solo un potenziale di libertà. La libertà stessa è una lotta più lunga“.
Con Amor,
FF